Il territorio fu abitato fin dall'età piò antica; gli uomini della preistoria e i Messapi hanno lasciato numerose tracce della loro presenza con i menhir, nelle Specchie ("cumuli di pietra") e nelle varie tombe dell'Età del Bronzo.
Le Specchie
Le specchie sono cumuli di pietre di varie dimensioni e provenienza. A prima vista sembrano collinette artificiali. Possono raggiungere diametri dai 10 ai 15 metri e altezze variabili fino a 10-15 metri. I tumuli più grandi si trovano per lo più vicino alla costa e sono collocati su alture in modo tale da avere una visuale privilegiata.
Esistono infatti due teorie circa la natura delle specchie.
Una teoria ritiene che siano strutture sepolcrali, all'interno delle quali si ritrovano dolmen che richiamano appunto una funzione tombale. Ad Acquarica si annovera la Specchia "Cisterna" con un diametro di 24 m e un'altezza 1,50 m. All'interno della quale sono stati ritrovati interessanti reperti.
L'altra teoria identifica le specchie come punti di avvistamento, aventi finalità di apparati difensivi a cui sono associati anche i paretoni vale a dire immense muraglie a secco composte da grossi massi informi che raggiungono un'altezza di 3 metri ed uno spessore di 6 metri alla base.
I Messapi hanno usato per la costruzione delle Specchie enormi massi, come risulta dal fatto che molte di esse hanno, sia alla base, sia internamente, un muro circolare di grossi massi a sostegno e rinforzo della massa di pietre informi.
Le poche Specchie rimaste nel territorio salentino, sono un cumulo di petrame dovuto al crollo di costruzione a secco, probabilmente abbattute dai romani quando hanno conquistato il Salento. Dalla rimozione di alcune montagne di pietra, alla base, sono riaffiorati i corsi anulari degli edifici.
Le Tombe
Bernardini e Drago, negli anni '40, tra Vanze ed Acquarica in località Tubule, segnalarono il ritrovamento di diverse tombe a forno con sepolture collettive e tombe a tumolo con cella dolmenica costituita da lastroni di pietra, definite con il nome di piccole specchie.
I ricchi corredi funerari trovati, conservati nel Museo Nazionale di Taranto, sono riferibili a momenti diversi dell'Età del Bronzo.
Nelle campagne vicino la Cappella della Madonna del Buon Consiglio, furono scavata dalla Sopraintendenza di Taranto alcune tombe con camera sepolcrale formata da una grotticella scavata nella roccia, chiamata di tipo siculo o Tombe a Grotticella. Da una di queste grotticelle artificiali, proviene l'olla biconica esposto al Museo Provinciale di Lecce, databile ad un momento arcaico del protoappenninico.
Nel 1995 il prof. V. Scattarella, dell'istituto di zoologia, dell'Università degli Studi di Bari, ha effettuato delle relazioni e pubblicazioni.
Ora queste tombe sono appianate, ma sopravvivono nella toponomastica locale.
Puzzu Siccatu
Nella periferia di Acquarica, nella zona Puzzu Siccatu (Pozzo Secco), nell'estate 1999, l'quipe del prof. D'Andria, per conto dell'Università degli Studi di Lecce, ha rinvenuto alcuni primitivi insediamenti di una città risalente al periodo messapico (VII - VI sec. a.c., et del Bronzo).
Si sono fatte alcune ipotesi riguardanti questi insediamenti: con molta probabilità questi rientrano nel contesto di un villaggio, unico e innovativo nel suo genere, ipotesi avvallate dall'ottima conservazione di parti dell'alzato delle mura perimetrali di base, fondamenta murarie di strutture abitative e vi è la presenza, all'interno delle mura della città, di una grande specchia.
Nelle vicinanze delle tombe e del villaggio persistono ancora i resti di una antica via, sicuramente usata in seguito dai Romani. Da un'analisi dettagliata dei resti, si notano i solchi parralleli lasciati dai carri.
Tutte le strutture in pietra elencate sopravvivono sotto gli occhi di tutti in aperta campagna.